È un quadro critico quello che emerge dall’indagine congiunturale 2025 svolta da CNA Reggio Emilia su un panel di oltre 250 imprese, rappresentative dei settori di attività e delle fasce di addetti e fatturato che compongono l’Associazione. Il 35% delle imprese valuta in peggioramento l’andamento del 2025, il 37% lo considera stabile rispetto all’anno scorso e solo il 28% ritiene di aver migliorato le cose. Di qui i bassi livelli sia nella crescita del numero degli addetti (soltanto il 17% delle imprese lo ha incrementato nel corso dell’anno) sia negli investimenti effettuati (con una percentuale che si attesta al 39%).

La situazione di forte instabilità domina anche le previsioni per l’anno 2026.

Il 32% delle imprese prevede una continuità con il 2025, a fronte di un 28% che stima un peggioramento e un 19% che vede un miglioramento. Resta alta, circa un quinto delle imprese, la percentuale di imprese non in grado di fornire previsioni sull’andamento dell’anno che verrà, segno evidente del clima di incertezza che caratterizza la congiuntura economica e perdura negli anni.

Una lievissima ripresa coinvolge le previsioni di investimento, che si attestano al 43% delle imprese, mentre le prospettive di incremento nel numero degli addetti si fermano al 16%.

Per quanto riguarda le principali criticità riscontrate dalle associate prevalgono la pressione fiscale, gli adempimenti burocratici e, a pari merito, il costo dell’energia insieme alla reperibilità di personale. A seguire – a una certa distanza dal costo e dalla reperibilità delle materie prime – stretta creditizia e dazi.

Gli adempimenti burocratici sono stati oggetto di un focus che ha visto l’85% delle imprese segnalare un aumento dei costi legati alle pratiche amministrative e burocratiche nell’ultimo triennio.

Dato che è emerso dall’indagine e si è rivelato interessante è stato la quota di imprese che hanno dichiarato di avere in programma o già avviato progetti di applicazione dell’intelligenza artificiale nella propria attività, pari al 20% del totale.

“I nostri associati e le nostre associate– commenta Azio Sezzi, direttore di CNA Reggio Emiliasono molto chiari nelle risposte emerse dalla compilazione dell’indagine congiunturale, soprattutto in merito ai dubbi e alle incertezze, come testimoniano le numerose risposte “non so” sul dato previsionale 2026. I dati che abbiamo raccolto confermano quelli dell’anno scorso, è una situazione critica ma non drammatica poiché le imprese reggiane sono in linea con il sistema regionale, ma il perdurare di un contesto d’incertezza a livello internazionale ed europeo, a cui si aggiunge mancanza di programmazione sul fronte interno, portano le micro e piccole imprese a vivere di quotidianità e a non immaginare una fase di crescita. Per questo motivo chiediamo alle istituzioni di attivarsi per aumentare le possibilità delle PMI di fare economia all’estero e di continuare a lavorare per semplificare la burocrazia che viene considerato un ostacolo importante al fare impresa. Come Associazione di categoria, continueremo a rappresentare le imprese come corpo intermedio, lavorando al loro fianco per comprenderne i bisogni e supportarle concretamente ».

IL CAMPIONE

Il campione esaminato consta di 256 aziende reggiane, suddivise tra dodici settori produttivi: una lieve preponderanza della manifattura (28% produzione e 11% costruzioni), senza trascurare i servizi, il commercio e l’autotrasporto.

Analizzando il campione per classe di fatturato, il 17% supera i 2,5 milioni di fatturato, il 30% va da 0,5 a 2,25 milioni di fatturato; il 53% ha fatturato inferiore ai 500mila euro.

Dal punto di vista strutturale, il 13% del campione non ha addetti, mentre il 64% appartiene alla classe 1-9 addetti; il 14% ha più di dieci addetti e meno di 25, il 4% ha tra 26 e 49 addetti; ben il 5% ha più di 49 addetti.

I NUMERI

L’andamento aziendale dei primi otto mesi del 2025 è risultato stabile per il 37% delle imprese, in peggioramento per il 35% e in miglioramento per il 28% rispetto al 2024. Le previsioni per il quarto trimestre dell’anno corrente confermano il giudizio in chiaroscuro: per il 45% la situazione rimane stabile, il 35% prevede un peggioramento; più ottimista il 20% delle aziende che prevedono una crescita.

Il clima di incertezza si riflette significativamente nelle previsioni per il 2026, con il 32% delle imprese che prevede una condizione di stabilità, il 19% ipotizza un “miglioramento” e il 28% vede un “peggioramento”.  Dato che conferma il clima di incertezza in cui operano molte imprese è la percentuale importante di chi non azzarda alcuna previsione: il 21% del campione ha risposto “non so” alla richiesta di formulare una previsione per i prossimi dodici mesi.

Anche i numeri relativi all‘occupazione evidenziano il contesto di incertezza: solo il 17% delle imprese ha incrementato il numero degli addetti nei primi nove mesi del 2025. Contro l’83% che ha fatto con le risorse umane presenti in azienda. L’indagine si è svolta nei mesi di ottobre e novembre 2025: solo il 7% ha risposto di aver in previsione un aumento degli addetti. Nel 2026? Stessi numeri, a conferma che al momento, artigiani e imprenditori non se la sentono di puntare sulla crescita.

Analizzando le risposte positive per classe di fatturato, si evidenzia che sono le aziende da un milione a 5 milioni di fatturato, quelle che hanno maggiori possibilità di assumere (65%).

In questo quadro critico, si evince un elemento di positività sul fronte investimenti: ben il 43% delle imprese intervistate prevede investimenti (macchinari, digitale, formazione ed energia) nel corso del 2026, a dimostrazione della tenacia e della forza di volontà di tante PMI che, nonostante le incertezze, continua a credere nel futuro.

Scendendo nel dettaglio, gli imprenditori hanno dimostrato unanimità nell’indicare le criticità maggiori: la pressione fiscale, gli adempimenti burocratici, la reperibilità del personale nel mercato del lavoro e il costo dell’energia.

Nell’edizione 2025 dell’indagine congiunturale sono emersi i DAZI come tema critico, ma solo il 2% delle imprese lo ha indicato tra le principali criticità per il 2026.

Quest’anno si è anche formulato un focus sui temi critici dell’attuale congiuntura che ha evidenziato elementi interessanti:

  • Per quasi l’85% degli intervistati, gli adempimenti burocratici sono aumentati nell’ultimo triennio;
  • La pressione fiscale viene percepita sempre più come un peso per chi fa impresa (già lo scorso anno era l’elemento più sentito dagli intervistati (26%): quest’anno viene indicato da un 1% in più, portando il dato al 27%);
  • Il 20% del campione dichiara di aver avviato o di avere in programma progetti di applicazione dell’IA nella propria azienda.