È ancora il medico di medicina generale il punto di riferimento dei pensionati italiani quando si parla di salute. Il dato emerge dalla ricerca “Percezione e priorità del SSN”, condotta dall’Istituto Tagliacarne e CerGAS, per conto di CNA Pensionati, e presentata a Roma nel corso dell’Assemblea nazionale dell’Associazione.
Gli over 65, che pure manifestano una percezione diffusa di peggioramento del Sistema Sanitario Nazionale su aspetti chiave come tempi di attesa, accessibilità, rispetto della persona e chiarezza delle informazioni, hanno ancora fiducia nel proprio medico di medicina generale, a cui si rivolgono in caso di problemi di salute (74,5%) e con cui vogliono un contatto diretto (58%). Gli oltre 5.000 intervistati, infatti, riconoscono nel medico di base un punto di riferimento fondamentale, sebbene vi siano margini di miglioramento nella comunicazione e nella gestione amministrativa. Restano critici i tempi di attesa (peggiorati dal 2021 per il 73%) per visite specialistiche ed esami diagnostici. Quasi un terzo degli intervistati, infatti, si rivolge ai privati per le visite specialistiche (28%) e il 3,4% ci rinuncia del tutto. Si riscontra infine diffidenza rispetto all’introduzione dell’intelligenza artificiale nel rapporto medico- paziente (40%).
“Il tema della riforma del SSN è emerso con forza dalla nostra Assemblea – ha commentato Laura Sassi, Presidente Cna Pensionati Reggio Emilia – sia perché continuano a essere scarse le risorse necessarie alla sua sostenibilità per come è strutturato, sia perché è necessario far fronte a nuovi bisogni legati anche all’invecchiamento della popolazione. Secondo l’indagine di CNA Pensionati, la metà degli anziani italiani non conosce le innovazioni in campo sanitario come la telemedicina, la teleassistenza e le case di comunità. Per questo motivo chiediamo che venga adottata una comunicazione più efficace e capillare”.